ROSSANA LONGO UN’ARTISTA PER TELETHON

Nata a Trieste nel 1973, Rossana Longo ha frequentato nel capoluogo giuliano l’Istituto d’Arte, la Scuola di Figura del Museo Revoltella sotto la guida di Perizi e Porro, la Boston Visual School, l’atelier del maestro Walter Falzari e la Scuola dell’Acquaforte Carlo Sbisà. Si è laureata in Pittura e Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha frequentato la Scuola Internazionale Grafica d’Arte Il Bisonte di Firenze, ha seguito un corso di stampa quadricromatica con Swietlan Kraczyna, ha studiato pittura a olio con Franco Milani. Ritrattista, paesaggista e autrice di scene di genere, ha illustrato libri di poesia e affrescato alcune parti della facciata della Chiesa di S. Apollinare a Trieste. Stampa personalmente tutte le proprie opere grafiche.
Il segno antico dei grandi maestri del passato – scrive Accerboni - viene originalmente reinterpretato dalla Longo secondo i parametri del nostro tempo. Un filo diretto con il Rinascimento connota infatti la formazione di quest’artista che, con passione, tenacia e convinzione, studia e intuisce le coordinate classiche dell’aurea maniera, la grazia e l’armonia rinascimentali e ne estrinseca quell’intima necessità di modellare i volumi attraverso il segno, realizzato a matita nera o a sanguigna, a carboncino, a pastello, a inchiostro o mediante fini e pazienti incisioni. La pittrice, molto appassionata all’arte dell’affresco, al ritratto, alle tematiche sacre, all’illustrazione e a una personale interpretazione del fumetto, coglie istintivamente l’ansia di sintesi che pervade il nostro tempo. E nelle opere migliori se ne appropria, osando nella grande dimensione – che tradisce spesso chi non è tecnicamente accorto – la composizione con dei volumi e dei corpi in un intreccio felicissimo e libero.
I rimandi colti che potremmo accostare alle qualità della Longo – conclude il critico - oscillano tra la conoscenza di Raffaello, di Michelangelo, dell’inquieto manierista Bartolomeo Ammannati e del genio del Pontormo, ma, con il passare del tempo, affiora nel suo gesto anche il segno nervoso e istintivo di Treccani e di quegli artisti contemporanei che si sono gradualmente ribellati alla tradizione per andare oltre, forti della lezione acquisita.